Portata a conoscenza del mondo scientifico solo tramite le indagini degli eruditi ottocenteschi, il territorio ben conosceva la necropoli rupestre di S.Giovenale, che era divenuta nel tempo ricovero di uomini e dei loro animali che qui transitavano.
Dopo la seconda guerra mondiale, gli storici scavi di re Gustavo di Svezia portano alla luce il resto dell’insediamento, collocato in una degli angoli più belli ed incontaminati della provincia di Viterbo. Una delle rare testimonianze di acropoli etrusche, con incredibili reperti sulla sconosciuta vita quotidiana del popolo etrusco, del quale, sino ad allora, si conosceva solo l’aspetto funerario.
L’abitato etrusco di San Giovenale, posto sul pianoro dove sorgono i resti della chiesetta consacrata a Giovenale, vescovo di Narni, prende il nome dal santo poiché non si conosce quello dell’antico insediamento. Potrebbe trattarsi di Contenebra o Cortuosa, entrambe conquistate dai Romani nel 388 a.C., ma non ci sono dati certi che possano confermare tale attribuzione. E’ questa una delle rare aree archeologiche etrusche di cui sono rimaste consistenti testimonianze dell’originario abitato. Gran parte del merito delle scoperte va all’Istituto Svedese di Studi Classici ed allo stesso re Gustavo di Svezia che a partire dal 1956 hanno portato avanti numerose campagne di scavo. I lavori portarono alla luce grandi quantità di ceramiche del periodo e in diversi casi anche piccoli canali di forma ovale scavati nella roccia
Su un’altura estesa per alcuni ettari, sono stati presenti insediamenti umani sin dall’età del Bronzo. Il sito si trovava a controllo di un tracciato viario che collegava la costa tirrenica, i Monti della Tolfa, il vicino abitato di Luni sul Mignone, i centri etruschi del territorio di Barbarano, Blera e Vetralla con la piana viterbese. Il percorso, che in età moderna prenderà il nome di “Via Dogana”, era in antico un importante asse viario lungo il quale si spostavano uomini, merci, e greggi, uno dei principali percorsi che collegava la Maremma laziale all’interno della Tuscia, e da qui a Viterbo ed alla valle del Tevere, a controllo del quale crebbero siti di controllo fortificati. Uno dei tracciati che consentiva di spostare le greggi dai pascoli estivi a quelli invernali e viceversa, in una millenaria attività pastorale definita transumante.
Qui, tra importanti resti dell’acropoli, un’ interessante necropoli ed i resti di un castello medioevale, si apre la forra scavata dal Vesca e si attraversa un territorio ancora ricco di biodiversità, dove ancora è possibile rendersi conto della simbiosi in cui le culture villanoviana ed etrusca si trovavano con l’elemento naturale.
Visita guidata a cura delle guide turistiche di San Giovenale a Blera (VT) di Antico Presente
Durata 2 ore. Percorso facile.
La visita guidata sarà condotta da Sabrina Moscatelli, Guida Turistica abilitata e Guida Ambientale Escursionistica associata AIGAE
Appuntamento
Venerdì 2 agosto 2024 ore 17.30 a Blera (VT). Il luogo preciso dell’appuntamento verrà comunicato a chi si prenota. Il sito si trova a 10 minuti di auto da Blera.
Condizioni
Prenotazione obbligatoria alla quale si riceverà conferma sulla disponibilità. La guida si riserva il diritto di modificare il percorso della visita in base alle condizioni meteo per garantire maggiore sicurezza. Il giorno precedente alla visita sarà inviato ai prenotati un promemoria con i dettagli per l’appuntamento o eventuale e raro annullamento per maltempo.
Quota individuale
Partecipazione gratuita offerta dall’ Associazione del Volontariato di Blera Onlus Odv.
Informazioni e prenotazioni
Sabrina 339.5718135 info@anticopresente.it www.anticopresente.it