Una prima nazionale in programma nell’antico teatro romano di Ferento per lunedì 15 luglio alle ore 21,15. Andrà in scena “La fabbrica degli angeli senza tempo”, teatro danza con drammaturgia di Mario Brancaccio e Aurelio Gatti, coreografia e regia dello stesso Gatti.
Lo spettacolo è ambientato nel Seicento, secolo in cui Napoli era la città più grande e popolata d’Europa e “faceva” musica, tanta musica. Tra il Seicento e Settecento la gerarchia sociale poneva i musicisti al livello dei servi, costretti a lavorare per un tozzo di pane. Caratteristica di questo periodo Il fenomeno degli “evirati cantori” e tutto il mondo della castratio euphonica, aspetto singolare della scuola operistica napoletana, non può prescindere dalla sua epoca, in cui sacro e profano sconfinano nell’immaginario e curiosità, seduzione, sperimentazione, diventano la miscela di una ricerca “vorace” di riscatto.
A Napoli e in Italia, la maggior parte della gente viveva in stato di semi-schiavitù, assoggettata a gente straniera. Gli apprendisti delle botteghe musicali, come per l’arte figurativa, erano spesso gli autori reali delle musiche, mentre i compositori di successo, incaricati dai potenti di turno, supervisionavano il lavoro e questo potrebbe spiegare come un compositore riuscisse a produrre in poche settimane una mole immensa di musica. I copisti professionisti mettevano assieme opere con pezzi diversi, traendo temi e brani da materiale preesistente.
Questa la situazione diffusissima in tutta Europa. C’erano bravi artigiani e validi maestri di bottega. Questo il contesto da cui è partita la messa in scena de “La fabbrica degli angeli senza tempo”. La messa in scena è concentrata sul Barocco come tempo storico, come condizione esistenziale di un’epoca che pone alla base una asimmetria fra tempo del mondo e tempo vissuto, tra il vuoto di prospettiva e l’attesa dell’occasione per il riscatto, che è il tema dello spettacolo di danza teatro, attraverso la musica e le visioni dell’ormai vecchio maestro Nicola Antonio Porpora, ennesimo protagonista dei fasti e dell’oblio di un’epoca tanto straordinaria quanto indifferente ai suoi numerosi artefici.
Porpora fu uno dei principali rappresentanti della scuola operistica napoletana, un compositore all’avanguardia che contribuì allo sviluppo del dramma per musica negli anni tra il 1720 e il 1730. Tra gli allievi di Porpora ci furono cantanti la cui fama è giunta fino a noi: primo tra tutti il re degli “evirati cantori”, Carlo Broschi detto Farinelli, Gaetano Majorano detto Caffarelli, Hubert detto il Porporino, Salimbeni, Molteni e molti altri che furono i più grandi cantanti del secolo. Un’occasione straordinaria per assistere a una messa in scena di particolare intensità drammatica e coreografica.
FerentoTeatroFestival è organizzato, come avviene da oltre venti anni, da Consorzio Teatro Tuscia con la direzione artistica di Patrizia Natale ed è sostenuto dal contributo del Ministero della Cultura, che dal 2022 lo ha riconosciuto Festival a livello nazionale, dal Comune di Viterbo, dalla Regione Lazio, da Fondazione Carivit e da Ance Viterbo.
Per ulteriori informazioni sui biglietti e sulla stagione teatrale, consultare la pagina fb Ferento Teatro Romano o il sito www.teatroferento.it/
Con Mario Brancaccio – Lucia Cinquegrana – Rosa Merlino – Paola Saribas
Regia e coreografia Aurelio Gatti
Musiche Antonio Porpora