Bolsena è un angolo d’Italia ricco di tradizioni storiche e culturali. Fra tutte, la più famosa e spettacolare è la rappresentazione dei Misteri della santa bambina che subì il martirio nell’ultima persecuzione di Diocleziano, del 305. Quando Cristina scelse la strada del martirio aveva appena dodici anni. La madre apparteneva alla insigne famiglia Anicia ed il padre Urbano era il temuto prefetto di Bolsena, colui che rappresentava gli interessi dell’Imperatore in città.
La bellezza del suo volto, la purezza d’animo, la grazia del suo portamento, le discendenze nobili e il rango elevato, facevano di Cristina la ragazza più desiderata di Bolsena.
Un matrimonio conveniente, nel quale l’amore per lo sposo non era assolutamente indispensabile, era il futuro che i genitori avevano in mente per lei. Invano però i giovani bolsenesi avrebbero aspettato una risposta ai loro sguardi insistenti, un sì alle loro tacite proposte.
Cristina, infatti, si era segretamente promessa a Dio e il suo cuore, toccato dal battesimo, si era rivolto ai misteri della fede e all’incondizionato amore per Cristo. Consapevole della scelta compiuta la ragazza camminava sicura per la strada della salvezza e avrebbe accettato il martirio senza riserve. Il sacrificio supremo l’avrebbe resa degna della grandezza di Dio.
La tragedia non si sarebbe potuta consumare se non fosse intervenuto il personaggio “malvagio”, il Giuda della situazione, il traditore che, incarnando il male, segnò la svolta nella triste vicenda.
A tradire Cristina fu l’ancella a lei più cara, che riferì al burbero padre dell’avvenuta conversione. Per il prefetto di Bolsena l’amore per la giustizia e delle leggi era, perché doveva esserlo, più forte di qualsiasi altro sentimento; e anche se la figlia non aveva commesso alcun delitto che potesse definirsi tale, peccava con l’anima.
Un contrasto insanabile era sorto all’improvviso tra padre e figlia, e quando Urbano pieno d’amore paterno, soffocato dal dolore, supplicò Cristina di smentire le parole infamanti che l’accusavano, lei confermò ogni cosa.
Nemmeno rinchiusa in un’alta massiccia torre dell’isola Martana e ne sarebbe uscita, secondo il volere di Urbano, solo se avesse rinnegato Cristo.
A questo punto della leggenda iniziano i prodigi e i misteri….
Ogni anno, la sera del 23 luglio e la mattina del giorno successivo le gesta della martire rivivono nella fantasia dei suoi concittadini attraverso un’antichissima azione scenica, vera”…reliquia vivente del dramma sacro…”, popolarmente chiamata “Misteri”.
I Misteri rievocano, in una decina di quadri plastici su occasionali palchi nel centro storico, le tribolazioni cui fu sottoposta la giovane Cristina: sopravvisse fino a che non fu uccisa dalle frecce dei carnefici capeggiati da suo padre.
Le rappresentazioni teatrali, affidate a gruppi di improvvisati attori del posto vestiti con costumi dell’epoca romana, sono quanto resta di un culto popolare che in passato era più complesso e articolato.
Le scene si animano di personaggi silenziosi e statici: Santa Cristina galleggia sulla pietra nel lago, il supplizio della ruota, il carcere, il supplizio della fornace, i diavoli, la flagellazione, la distruzione degli idoli, le aspidi, la morte per le saette, la deposizione nel sepolcro.
L’eroina di Bolsena è venerata anche a Palermo, Gallipoli, Ravenna, in Francia ed in Germania.
Il culto iniziò nel IV secolo, ma per le redazioni ufficiali del suo martirio si dovrà attendere il IX secolo.