| #BELLEZZEDELLATUSCIA | Il Monumento Naturale di Corviano – SORIANO NEL CIMINO

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Si trova all’interno del Comune di Soriano nel Cimino, sulla strada statale Ortana all’altezza del km 12, in località Santarello. La zona, che si estende per circa 70 ha, è estremamente peculiare sia sotto il profilo naturalistico che per le emergenze archeologiche.

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Il sito si trova su un pianoro di peperino tipico del paesaggio della Tuscia, che per le sue caratteristiche strategiche e per la sua facile difendibilità, è stato occupato già dall’alto medioevo. Sotto il profilo naturalistico è caratterizzato da una elevata biodiversità, cioè un altissimo numero di specie viventi concentrate in piccole superfici.

GEOLOGIA

Le ripide pareti della rupe sono costituite dai depositi piroclastici sialici eruttati dall’apparato cimino: il “peperino tipico del viterbese”, successivamente ricoperti dalle vulcaniti alcalino-potassiche dell’apparto vicano che inizia la sua attività alla fine di quella cimina. Complessivamente questi depositi costituivano un ampio plateau vulcanico che è stato profondamente inciso dall’azione delle acque. I processi erosivi nel corso del tempo hanno scalzato alla base i depositi vulcanici generando una serie di frane di crollo e di ribaltamento che hanno modellato le pareti tufacee.

I successivi crolli hanno prodotto un mosaico di grossi blocchi lapidei localmente definiti “massi erratici”, che si sono accumulati alle loro pendici sui sottostanti depositi sedimentari marini (prevalentemente a base argillosa) generando un paesaggio molto peculiare. Questi processi franosi sono tuttora attivi e nuovi crolli rischiano di compromettere la stabilità della rupe e di danneggiare le sue notevoli testimonianze archeologiche. Si ritiene che i grandi massi di peperino, che si sono staccati dalla rupe e che si trovano a fondo valle, venissero utilizzati sia come luoghi sacri, sia per impiantare vigneti.

La vite veniva posta alla base di un grosso blocco ed i tralci venivano portati sulla sua superficie e sostenuti da un sistema di pali per garantire una ottimale esposizione. Il calore diretto del sole associato a quello trasmesso dalla roccia favoriva la maturazione dei grappoli. Questo ingegnoso sistema garantiva la possibilità di mitigare le condizioni climatiche del luogo, non particolarmente favorevoli alla coltivazione della vite.

LA FLORA

Il sito di Corviano si trova ad una quota che va dai 210 ai 279 m s.l.m, rientra nella zona di confine delle fasce fitoclimatiche Lauretum freddo – Castanetum caldo. La vegetazione è di tipo sub-mediterraneo a prevalenza di latifoglie decidue. I boschi sono a dominanza di cerro (Quercus cerris) e roverella (Q. pubescens) con penetrazioni di leccio (Q. ilex) e altre specie. Il paesaggio è caratterizzato da tre ambienti principali: il bosco misto a cerro-roverella, distribuito sopra il pianoro tufaceo, interrotto da radure con lastroni di peperino affioranti su cui crescono specie erbacee e piccoli arbusti molto frugali come i cisti (Cistus sp.pl.); l’ambiente xerofilo rupestre, in corrispondenza delle pareti scoscese del pianoro, con alberi e arbusti in grado di crescere su substrati rocciosi, come il leccio e il bagolaro (Celtis australis); l’ambiente di forra fluviale con specie più igrofile come l’ontano (Alnus glutinosa) presso il greto del torrente Martelluzzo, mentre il sambuco (Sambucus nigra) e l’olmo (Ulmus minor) risalgono lungo le pareti dei valloni.

LA FAUNA

Molto ricco è anche il popolamento animale: tra i mammiferi si ricordano il riccio (Erinaceus europaeus), l’istrice (Hystrix cristata), il ghiro (Glis glis), la donnola (Mustela nivalis), la martora (Martes martes), il cinghiale (Sus scrofa). Tra i rettili si segnalano il ramarro occidentale (Lacerta bilineata), la lucertola muraiola (Podarcis muralis), la lucertola campestre (P. sicula), la luscengola (Chalcides chalcides). Tra gli anfibi, i più comuni sono il rospo comune (Bufo bufo) e le rane verdi del gruppo Pelophylax (P.bergeri – P. kl. hispanicu). Numerose sono anche le specie di uccelli, in relazione alla diversità ambientale del sito. Infine il torrente Martelluzzo ospita il cavedano (Leuciscus cephalus) e il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes).

ARCHEOLOGIA

Per le sue caratteristiche strategiche e per la sua facile difendibilità, il luogo è stato occupato già dall’alto medioevo. Una chiesa, una necropoli con sepolture antropomorfe “a logette” ed i resti di un castello medievale (relativi ad un periodo che va dal XI al XIV secolo) sono le strutture, ancora conservate, che testimoniano una lunga continuità di utilizzo del luogo. L’area presenta anche delle antiche abitazioni rupestri, realizzate lungo il margine della rupe e che inizialmente (primo medioevo) presentavano un’entrata parietale. Esse successivamente sono state modificate e migliorate con l’aggiunta di scale e l’ampliamento di alcuni ambienti (XIII – XIV sec.).

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