Bagnoregio è situato tra Orvieto e Bolsena ed è famoso perché ha dato i natali al dottore Serafico San Bonaventura. Bagnoregio città neolitica, fu resa importante prima dagli Etruschi e successivamente dai Romani. Sembra che i primi insediamenti a Bagnoregio risalgano addirittura da un’età preetrusca. Secondo alcuni testi storici, nel 600 d.C. Bagnoregio era già sede vescovile.
Bagnoregio fu più volte saccheggiata, dai Visigoti, dai Goti, dai Bizantini e dai Longobardi, non fu risparmiata neanche dalle calamità naturali: è stata devastata da numerosi terremoti, tra i quali il più disastroso è stato quello del 1965. Per tutto il medioevo le vicende di Bagnoregio si confondono con quelle dei Comuni circostanti, soprattutto di Viterbo ed Orvieto, ai quali si è trovata più volte assoggettata. A seguito della creazione del Sacro Romano Impero, Bagnoregio fu consegnata da Carlo Magno allo Stato Pontificio. Intorno all’anno Mille il governo della città di Bagnoregio venne affidato ai Monaldeschi ma questi ebbero un atteggiamento a tal punto dittatoriale da costringere i cittadini alla ribellione.
Fu così che nel 1160 il paese di Bagnoregio riuscì ad assurgere a Comune Libero. I monaldeschi furono quindi cacciati e il loro Castello, simbolo del potere da questi esercitato, quasi completamente distrutto. Gli abitanti di Bagnoregio vollero tornare sotto il governo dello Stato Pontificio fino a quando, nel 1870, anche Bagnoregio non fu inclusa nel Regno d’Italia. Bagnoregio è attorniata dalla valle dei Calanchi, prodotti dall’erosione degli agenti atmosferici e dal dilavamento privi di vegetazione, con versanti assai ripidi e soggetti a progressive modificazioni.
Dal belvedere si spazia su questo insolito panorama su cui emerge Civita di Bagnoregio, “il paese che muore“, che a seguito delle continue erosioni vede progressivamente ridursi il suo centro abitato, per i continui smottamenti. In mezzo si scorge la borgata di Mercatello. In passato, dieci porte consentivano l’accesso a Bagnoregio, oggi ne rimangono due, fra cui Porta Albana, costruita in pietra basaltina, nel 1590, su disegno attribuito al Vignola.
Nei pressi è stata edificata la chiesetta di S. Bonaventura, una costruzione dalla facciata neoclassica, a croce greca, su progetto attribuito al Bramante. Sempre attribuito al Bramante è il bei campanile della chiesa della SS. Annunziata o di S. Agostino, la cui primitiva struttura romanica risale all’XI sec., trasformata in forme gotiche nel sec. XIV, con successivi rifacimenti baroccheggianti. Nell’interno, gotico ad una navata con tetto a capriata, si conservano affreschi di scuola senese del XIV e XV secolo. Attiguo alla chiesa è il seminario vescovile con il chiostro in cotto, realizzato nel 1524 su disegno di Michele Sanmicheli.
La cattedrale, dedicata a S. Nicola, fu edificata nel 1581 sull’area precedentemente occupata dalla chiesa della Madonna della Neve risalente al 440. Ampliata nel 1779, conserva al suo interno una preziosa Bibbia del XIII secolo, in pergamena decorata con miniature, che si ritiene appartenesse a S.Bonaventura e un reliquiario, il Santo Braccio, del XV sec., che racchiude le ossa del braccio destro del Santo.
Il centro di Bagnoregio ha origini etrusche, come attestano i numerosi reperti archeologici della zona e le tombe diffuse nel territorio, fra cui la celebre Grotta di S. Bonaventura, utilizzata dal Santo per raccogliersi in preghiera. Secondo alcuni studiosi, in epoca romana era ubicato in questa zona un grandioso complesso termale, di cui attualmente non rimane alcun segno, denominato Balneum regis.
Bagnoregio era sede vescovile nel VII sec. a.C., subì la dominazione dei Goti e successivamente dei Longobardi. Nel 788 Bagnoregio fu consegnato alla Chiesa da Carlo Magno che l’aveva conquistato, quindi fu feudo dei Monaldeschi, ma intorno alla metà del XII sec. Bagnoregio, allora denominata Rota, riuscì ad acquisire l’autonomia comunale duramente contrastata dai Comuni vicini, e soprattutto dalla Chiesa che, per mano del Cardinale Albornoz, nel 1354, lo reincorporò nel Patrimonio.
Fra le calamità che colpirono la comunità bagnorese, oltre alla terribile peste del 1348, vi furono due catastrofici terremoti, quello del 1695 e il successivo, nel 1764, che provocò, oltre ai rovinosi crolli degli edifici, la frana che fece sprofondare l’unica strada di collegamento fra Bagnoregio e Civita.
Il Comune di Bagnoregio comprende anche i centri di Civita di Bagnoregio, Castel Cellesi, Mercatello, Ponzano e Vetriolo. L’economia di Bagnoregio, in passato prevalentemente basata sull’agricoltura, vede oggi in espansione il settore industriale, soprattutto collegato all’estrazione e alla lavorazione della basaltina. È tutt’ora in attività una fornace che, sfruttando l’ottima argilla locale, produce con l’antica tecnica di fabbricazione artigianale i laterizi.
Fra le manifestazioni significative di Bagnoregio si annovera la sagra delle sagre, che si tiene nella prima domenica di settembre, e la suggestiva processione del Venerdì Santo. Il Sacro Rito della Processione del Venerdì Santo ha origini molto antiche; mantiene il suo fulcro intorno al Crocifisso quattrocentesco, ritenuto miracoloso dalla popolazione.
Frequenti sono le iniziative culturali che si svolgono a Bagnoregio che, fra l’altro, è sede del Centro Studi Bonaventuriani, voluto dallo scrittore Bonaventura Tecchi, che ha sede nei locali risparmiati dal terremoto, dell’antico convento francescano in grande parte sprofondato nella vallata sottostante.
Nella vicina Civita vengono annualmente organizzate la “Tonna“, corsa di asini con fantino nel mese di giugno, il “Civit’Arte” e il tradizionale Presepe vivente. Nonostante le traversie subite, la cittadina di Bagnoregio conserva ancora molti monumenti, soprattutto nel centro storico. Bagnoregio è ricordata per aver dato i natali a personaggi illustri come San Bernardino Jani, San Ildebrando, San Bonaventura e lo scrittore Bonaventura Tecchi.
Autore della foto principale della pubblicazione (visibile sopra il testo): Andrea Prosperoni