Graffignano è un borgo tipico della Tuscia Viterbese circondato da boschi, campi coltivati e fiumi. Sorge su un altopiano che domina la valle del Tevere, a pochi chilometri dal confine umbro. Il Borgo antico originario si sviluppa sopra la sommità di una piccola rupe e comprende il Castello Baglioni e il cosiddetto Di Dentro. Tale antico complesso corrisponde allo schema tipico dei centri abitati medievali italiani che sorgevano, normalmente, intorno ad un Castello. In tali casi, infatti, si parla di “incastellamento”.
Nella zona, come in tutto il territorio della Tuscia, sono presenti testimonianze Etrusco – Romane; l’origine del toponimo stesso di Graffignano (Carfinianum) fa supporre che il territorio fosse stato proprietà di un dominus romano: Carfinius.
STORIA DI GRAFFIGNANO
Le primi notizie storiche risalgono alla seconda metà del sec. XIII, quando i nobili Baglioni di Castel Di Piero (attuale San Michele in Teverina) i cui possedimenti comprendevano anche la Rocca di Graffignano, fecero atto di sottomissione al comune di Viterbo. Il castello di Graffignano, divenuto possedimento di Viterbo, nel XIV dovette condividere le sorti belliche di quel potente comune, che per motivi territoriali, si oppose alla città di Orvieto.
I secoli XV e XVI sono caratterizzati da continue dispute territoriali interne alla famiglia, concluse con l’intervento di Papa Adriano VI che confiscò il feudo. Nel 1531 i possedimenti vengono restituiti da papa Clemente VII, tant’è vero che nel 1546 si risolse la contesa con la comunità di Civitella d’Agliano, per il territorio di confine ancora oggi chiamato La Litigata.
Agli inizi del secolo XVII il feudo fu ereditato dalla contessa Domitilla Cesi, appartenente alla famiglia di Federico Cesi, fondatore dell’Accademia dei lincei a Roma. La contessa Domitilla portò a Graffignano la devozione a San Filippo Neri (compatrono insieme a San Martino Vescovo) ed istituì la festa della Vergine Addolorata e la relativa Compagnia dei Sette Dolori.
Alla fine del secolo XVII i territori passarono sotto la famiglia Borromeo. Eminenti personalità di questa famiglia figurano come signori del castello, fra cui lo stesso Cardinale Federico Borromeo. Nel 1741 il feudo venne eretto a principato e venduto al principe romano Scipione Publicola di Santa Croce, che ridiede nuova vita ad un territorio lasciato da anni alla rovina.
Nel 1809 le guerre napoleoniche portarono il comune di Graffignano all’interno del Dipartimento di Roma; il riordino urbano voluto da Napoleone portò a ricomprendere nel territorio di Graffignano anche il territorio di Sipicciano con il quale formò un unico Municipio. Dalla Restaurazione fino all’annessione del Lazio a regno d’Italia, la popolazione subì un forte incremento, dovuto al fatto che il territorio comunale era in grado assorbire manodopera in vari settori agricoli e artigianali; in più, vista la posizione di confine con il nuovo regno d’Italia, era sicuro rifugio per coloro che non condividevano il nuovo assetto. Nel XX secolo ai problemi economici si sommano le tragedie di due guerre mondiali, che portano morti anche nell’ormai comune di Graffignano.
IL CASTELLO BAGLIONI
Dopo l’impero romano il centro abitato si sviluppò intorno al maniero, costruito per rafforzare strategicamente il paesaggio degli approvvigionamenti tra Viterbo e l’Umbria. Nel XIII secolo Graffignano passò ai Baglioni di Castel di Piero, l’attuale San Michele in Teverina. Negli anni successivi vi furono vari proprietari e dominazioni. Dopo i Baglioni venne conquistato da Pandolfo degli Anguillara, podestà di Viterbo, che voleva sottrarlo, agli Orvietani. Così, nel 1282, la famiglia Baglioni fu costretta a fare atto di sottomissione a Viterbo.
Nel 1531, a seguito di controversie territoriali scoppiate all’interno della Famiglia Baglioni tra il XV e XVI secolo, Papa Clemente VII confiscò il feudo, per poi restituirlo alla famiglia. Nel 1673 il feudo passò alla famiglia Borromeo e nel 1741 Graffignano, eretto a principato, fu venduto Scipione Publicola di Santacroce. Oggi il castello è proprietà del Comune di Graffignano.