Piansano in Provincia di Viterbo sorge ad una altitudine media di 400 metri sopra il livello del mare e dista dal capoluogo Viterbo circa 40 Km. Il paese di Piansano si trova in una posizione favorevole tra pascoli e campi seminati che lasciano anche spazio ai boschi e sopratutto è da segnalare la vicinanza con il lago di Bolsena situato a circa 7 Km.
L’altitudine intorno ai 400 metri rende il paese sempre fresco e ventilato anche nelle afose giornate d’estate con precipitazioni e temperature medie sui 12 – 13 gradi che hanno prodotto una vegetazione a bosco misto, con diffusione dominante del cerro. La vite un tempo diffusissima (tanto da campeggiare sullo stemma comunale) è oggi quasi del tutto scomparsa, come anche la coltura dell’olivo, mai veramente radicata nonostante gli incentivi.
Il territorio è intensamente sfruttato per la produzione cerealicola (soprattutto grano e orzo) e per l’allevamento degli ovini, che per generazioni hanno costituito le due componenti principali dell’economia locale di Piansano. Il toponimo Piansano – Planzano, evidente provenienza di Plauziano, fa ipotizzare una originale derivazione etimologica da Plautianus, variante di Plotianus, che vuol dire letteralmente di Plozio, appartenente a Plozio, laddove Plozio, era il nome di una gens romana che potrebbe essere stata interessata alla centuriazione di questa zona, ossia alla sua assegnazione in lotti a veterani e cittadini romani.
Le cronache medievali parlano poi di un Castrum Planzani, o direttamente di Pianzano, nell’orbita di Tuscania ma conteso dalle varie signorie dell’epoca, con ripetuti interventi diretti della Chiesa. Dai signori di Bisenzo, che con alterne vicende lo tennero di fatto dalla seconda metà del XII secolo fino al 1338, il castello passò poi ai prefetti di Vico e finalmente ai Farnese, i quali se ne impadronirono intorno al 1385 e ne fecero distruggere definitivamente il castello nel 1396.
Il territorio di Piansano in provincia di Viterbo rimase un “fondo”, una tenuta, per oltre un secolo e mezzo, durante il quale la Chiesa ne dispose a piacimento assegnandolo a questo e a quello, fino a quando nel 1537, con la creazione del ducato di Castro ad opera di Paolo III Farnese, il territorio non fu inserito nel nuovo staterello di cui seguì le vicende.
Piansano fu fatto ripopolare nel 1560 da una colonia di casentinesi evento che segna la vera e definitiva rinascita del paese,il borgo assistette ad una rapida e inarrestabile espansione che lo portò in breve tempo ad eguagliare e superare quella di altri centri vicini sempre in Provincia di Viterbo.
Nel 1649, con la distruzione di Castro, Piansano fu di nuovo incamerato dalla Santa Sede e per tutto il ‘700 seguì la sorte di tutti gli altri paesi dell’ex ducato, concessi in blocco in affitti novennali a vari appaltatori. È in questo periodo che fiorisce la figura di Lucia Burlini (1710 – 1789), l’umile operaia del telaio vissuta nella scia di San Paolo della Croce, morta in concetto di santità ed oggi proclamata Venerabile.
Nel 1790 il territorio di Piansano in provincia di Viterbo fu concesso in enfiteusi al conte Alessandro Cardarelli che lo tenne fino al 1808, quando la Camera apostolica vendette il feudo al principe polacco Stanislao Poniatowski.
Questi a sua volta lo rivendette nel 1822 al conte Giuseppe Cini che ne rimase proprietario fino al 1897, quando il latifondo fu aggiudicato all’asta al Monte dei Paschi di Siena. Nel 1909 anche la banca toscana lo rivendette a più persone, alle quali però fu in gran parte espropriato dall’Opera nazionale combattenti dopo la Prima Guerra Mondiale, perché fosse assegnato ai reduci dalla Grande Guerra.