Tuscania è situata a 16 Km dal capoluogo Viterbo, la posizione favorevole la pone a pochi chilometri dal mare, dal lago di Bolsena, da Viterbo. La città è ben tenuta ed accogliente con un bel centro storico ed una parte moderna che negli ultimi anni ha avuto un costante sviluppo.
Le tradizioni di Tuscania sono legate al calendario religioso e dipendono dal mondo agricolo e cattolico, di cui la comunità fa parte. Ecco quindi i Festeggiamenti Patronali, le processioni del Venerdì Santo, della Madonna Addolorata e della Madonna del Rosario con le altre ricorrenze mariane e calendariali come la festa della Madonna del Cerro, della Madonna della Neve, della Madonna della Pace.
Anche sulla laica Fiera di Maggio è stata innestata la celebrazione della Madonna Liberatrice, e la neonata Sagra della Frittella che ricorre per S. Antonio Abate. Ma le maggiori festività tradizionali di Tuscania restano la Fiera di Maggio e i Festeggiamenti Patronali di agosto, alle quali si aggiunge un ricco calendario di ricorrenze stagionali meno festaiole e pubbliche, ma non meno piacevoli, genuinamente legate alle tradizioni agricole.
La occasionale raccolta estiva delle lumache dopo i temporali, consumate in cene accompagnate coi vini bianchi caserecci di fine annata. Le merende di agosto con porchetta e altri semplici companatici, a ricordo di ormai remoti festeggiamenti di conclusione della raccolta dei cereali. La raccolta dei funghi porcini nelle macchie delle vaste campagne d’intorno e i rinomati ferlénghi, in arcaici e remoti ferleti. La vendemmia di ottobre, nelle piccole e generose vigne dei pendii di questa Maremma Laziale o sugli altipiani verso il lago di Bolsena. La raccolta delle olive e la spremitura di novembre e dicembre, con altre cene, a base di bruschetta con l’asprigno e ottimo olio nuovo. La macellazione dei maiali all’arrivo dei primi venti di tramontana e durante l’inverno è anch’essa occasione di grandi fritture e arrosti alla brace, coi bianchi i rossi o i fragolini novelli.
La caccia, occasione di saporiti piaceri culinari, è molto sentita in questa terra ricchissima di luoghi con molta selvaggina, basti pensare alla frequente cattura dei cinghiali, anche in questo caso con banchetti e feste di gruppo, mangiate a cui si può giungere anche catturando lepri, fagiani e altre prede. Quella della caccia è una remota e viva tradizione a Tuscania, frequentata nel passato dalle aristocrazie locali, prelati e piccola nobiltà, oggi rito stagionale più borghese, ma frequentatissimo, in quel che resta dei grandi boschi del territorio. Inoltre è possibile scoprire usanze culinarie familiari che hanno certamente un ruolo importante e una ampia varietà di gusti e sapori che spesso esprimono anche antiche tradizioni, da riscoprire e assaporare ancora.
L’antica città di Tuscania era già abitata dagli Etruschi, ricca ed importante, si avvaleva del commercio marittimo attraverso il porto di Montalto di Castro.
I Romani la conquistarono nel III sec. a.C. e segnarono una strada che prese il nome di Clodia. Col tempo la città riprese a vivere ed il centro abitato iniziò ad espandersi sul pianoro attuale, ma già nel 574 venne conquistata dai Longobardi durante la discesa verso Roma.
Carlo Magno la conquistò nel 774 e la donò alla Chiesa che ne assunse il controllo. Ciò nonostante Tuscania fu più volte insidiata dalle famiglie di tiranni che si contendevano i vari feudi e fu per questo che si elesse comune libero. Durante il XV sec. il card. Giovanni Vitelleschi, assoldato dalla S.Sede per ristabilire l’ordine ed il possesso sui propri territori, espugnò le grandi mura e cacciò definitivamente i tiranni. Durante successive invasioni e conseguenti distruzioni, la città perse molte bellezze, ma il colpo di grazia arrivò nel 1971, quando un violento terremoto distrusse molte case, chiese ed edifici importanti.Tutto è stato ricostruito con molta cura, ma inevitabilmente il volto della città ha subito profondi cambiamenti.
Tuttavia rimangono innumerevoli testimonianze, le necropoli etrusche, il centro medievale e le grandi mura perimetrali miracolosamente ancora erette. Al culmine della potenza etrusca la città, assieme alla non lontana Tarquinia, era un punto strategico lungo le rotte commerciali dell’Etruria meridionale e si estendeva sino al colle dove oggi sorge la basilica di S. Pietro. Qui si pensa ci fosse l’acropoli della città etrusca. Anche in età romana mantenne la caratteristica di estendersi su sette colli, proprio come Roma. Tuscania assume progressivamente un ruolo egemone su tutta l’area circostante, arrivando ad estendere la propria influenza sino a Viterbo, che venne sottomessa come castello della città nel 1207 e venne pervasa da un grande fervore artistico e architettonico, favorito dal ripopolamento e dalla presenza all’interno delle mura di molti ordini religiosi, tra i quali gli ordini mendicanti dei Francescani e degli Agostiniani.
La storia di Tuscania ha inizio dalla fase finale dell’età del Bronzo. Il corso del fiume Marta e dei suoi affluenti sono il polo di attrazione dei primi stanziamenti arcaici nella zona, che si insediano sui rilievi naturali formati dall’erosione delle acque. A partire dal VII sec. a.C., bene individuati dalle rispettive necropoli, si definiscono sette insediamenti, collocati sulle alture che si snodano a sud e a nord dell’attuale colle di S. Pietro considerato il fulcro del territorio ed il riferimento religioso-commerciale del complesso abitativo immediatamente adiacente e di un più vasto territorio che fa da corona in un raggio di almeno dieci chilometri.
A differenza di quasi tutti i centri arcaici etruschi, a Tuscania l’aggregazione dei villaggi in un’unico centro si verifica molto lentamente, fino a stabilizzarsi dalla seconda metà del IV Sec. a.C. Evidentemente l’intreccio dei traffici economici, che fanno capo a questo nodo viario, introduce forme e spinte culturali che, almeno a periodi alterni, promuovono l’influenza di una cultura sulle altre, rallentando l’unità fisico-politica del Centro. Nella prima fase arcaica, Tuscania fa certamente parte del territorio di Tarquinia, la cui influenza culturale si evidenzia nell’uso frequente e massiccio delle tombe ogivali con fenditura superiore o a camera assiali, con columen rappresentato in negativo.
L’uso contemporaneo di tombe a dado e semidado inserisce Tuscania nella cosidetta cultura delle tombe rupestri di prima fase arcaica (Blera, San Giuliano, San Giovenale) , ritenuta anche questa di chiara ispirazione ceretana, come quella più evidente nei tumuli a tamburo circolare della necropoli di Ara del Tufo.
Conosciuta come centro d’importanza storica e monumentale medioevale, Tuscania vanta anche una straordinaria presenza etrusca, che agli aspetti comuni degli etruschi, come popolo pre-romano tirrenico, accoglie testimonianze di mistero, di occulto e di magico, basti ricordare il labirinto della Grotta della Regina lo specchio bronzeo dove Tagete rivela a Tarconte i segreti dell’arte divinatoria detta auruspicina.
Arte che in Tuscania si protrae fino in piena epoca romana della quale si ha una testimonianza tangibile da un frammento lapideo che riporta il nome di un cittadino tuscanese (ormai romanizzato), Lucio Emilio figlio di Lucio Festo “aruspice decuriale”.
Intorno a Tuscania, in un raggio di un paio di chilometri e anche più, sono disseminate sepolture etrusco-romane, molte raccolte in necropoli, altre sparse senza apparente criterio, ma sicuramente legate al complesso abitativo e all’acropoli quale suo centro.
Le necropoli più antiche, soprattutto in loc. Scalette, ospitano numerose tombe di tipo ogivale a fenditura superiore risalenti al periodo orientalizzante, VIII – VII Sec. a.C., di chiara influenza tarquiniese che si evolvono in tombe rupestri con camere assiali provviste di banchine per le deposizioni. Dalla seconda metà del VI Sec. a.C. si registra l’uso frequente di tombe del tipo rupestre,quel tipo di sepolcri talvolta con ambizioni monumentali di chiara influenza ceretana scavati nelle pareti rocciose affacciate sui corsi d’acqua e realizzate lavorando la roccia fino a ottenere dadi e semidadi che in Tuscania vengono elaborati raffigurando tridimensionalmente la casa dei vivi utilizzata come mausoleo sepolcrale.
Questo fenomeno dimostra l’esistenza in Tuscania di una classe culturale capace di accogliere ed elaborale originalmente spinte ed influenze esterne. Sul colle alla fine della passeggiata fuori le mura si trovano la chiesa di S. Maria del Riposo e l’ex convento francescano ora adibito a museo nazionale Etrusco. La chiesa, di impianto benedettino, fu ricostruita in forme rinascimentali alla fine del XV Sec., al tempo in cui era occupata dai padri carmelitani, e completata tra il 1495 e il 1522. E’ ricca di pitture cinquecentesche.
Conserva un polittico d’altare , attribuito, a certo Maestro Pellegrino diviso in quattro parti, tre lunette superiori, di cui la laterale di sinistra raffigura l’angelo annunciante, quella di destra la Madonna e al centro il Padre Eterno. La prima fascia , raffigura nel quadro centrale Maria in Gloria nei laterali i SS. Martiri Secondiano, Veriano e Marcelliano, patroni di Tuscania. La seconda fascia ospita nel lato sinistro un quadro di S.Giovanni Battista e sulla destra quello di S.Francesco,nella nicchia centrale, che forse una volta ospitava il tabernacolo è collocato un quadro dipinto da Antonio del Massaro detto il Pastura raffigurante Madonna con Bambino .
Chiesa di S.Maria Maggiore, antica chiesa eretta nel VIII sec. e rimaneggiata nei secoli. La ricchezza dei dettagli in particolare il suggestivo affresco trecentesco del “Giudizio Universale” fanno della chiesa un monumento grandioso.
Il Palazzo Comunale, fu costruito nel XVII sec. e successivamente rimaneggiato, all’interno sono visibili affreschi di varie epoche.
Chiesa di S.Marco, è una delle più antiche della città di Tuscania.
Chiesa di S.Croce è stata adibita ad archivio storico. Duomo imponente edificio fatto costruire dal card.Gambara nel XVI sec., all’interno custodisce importanti opere.
Chiesa di S. Pietro in stile romanico lombardo è il monumento più importante della città e probabilmente uno dei più belli d’Italia. Fu eretto nel VIII sec. e successivamente modificato. La facciata a tre portali è finemente lavorata e ricca di decorazioni tra cui il portale centrale cosmatesco e il rosone con i simboli dei 4 evangelisti.
L’interno è maestoso a tre navate sorrette da colonne romane con presbiterio sopraelevato, affreschi bizantineggianti del XII sec., pavimento cosmatesco, sarcofagi, ed una meravigliosa cripta con volte a crociera sorrette da 28 colonne in marmo provenienti da antichi edifici romani.