Valentano è un paese di circa 2900 abitanti, dal tipico impianto medievale con edifici tufacei, situato al confine tra Lazio e Toscana, sul versante sud-ovest del cratere vulcanico dei Monti Volsini che cingono il Lago di Bolsena; il suo territorio, dalla superficie di ca 43 Kmq, comprende due frazioni: Villa Fontane e Felceti.
Dall’alto dei suoi 538 metri s.l.m. scopre un panorama spettacolare: il Monte Amiata a nord ovest, la catena dei monti Appennini e quella più vicina dei Colli Volsini con il Lago di Bolsena da nord a est, mentre verso sud e sud ovest il Mar Tirreno con la visione dell’Isola del Giglio, il promontorio dell’Argentario, i Monti di Castro, ed i vicini Monti di Canino con la Selva del Lamone sotto il Monte Becco. Il territorio ha tutte le caratteristiche di un luogo dall’aria “soavissima, buona e delicata”, tanto decantata fin dai secoli passati.
Da qualsiasi strada si giunga, Valentano si presenta al visitatore con i simboli antichi della sua storia: la torre ottagonale della Rocca Farnese e lo svettante campanile della Chiesa Collegiata di San Giovanni Evangelista, jus patronatus di Casa Farnese ed emblema del “Gran Cardinale” Alessandro, nipote di Paolo III, nato a Valentano nel 1520.
Un paese ricco di una storia antica e documentata, un borgo che conserva le sue tradizioni popolari e religiose come patrimonio insostituibile, e a cui fa riferimento per tutta una serie di manifestazioni che allietano i cittadini e richiamano i turisti, che possono trovare a Valentano anche strutture ricettive e di soggiorno per trascorrere momenti indimenticabili fra storia, natura, tradizioni e prodotti tipici.
IL CENTRO STORICO di Valentano è imperniato attorno alla Piazza del Comune (Cavour) e al Largo Paolo Ruffini. Da qui si imboccano le strade dritte (Santa Maria, La Via di Mezzo), o si può imboccare La Selciata, verso la Chiesa e la Rocca Farnese.
Il Municipio di Valentano venne realizzato verso il 1552, e la primitiva costruzione consisteva in un porticato inferiore e in un primo piano. Agli inizi del 1700 il Palazzo stesso venne ampliato, anche per ospitare gli uffici giudiziari che erano stati trasferiti in questo centro dopo la distruzione di Castro.
La loggia a piano terra, sormontata da un artistico balcone con ringhiera in ferro battuto del sec. XVII, ospita oggi alcune importanti testimonianze storiche: lo stemma civico del 1400 proveniente dalla fontana di Acquaiela (un termine alto-medievale che contraddistingueva una sorgente di acqua gelida), lo stemma di papa Martino V Colonna unito agli scudi farnesiani (inserito nella porta principale di accesso al paese nel 1417), uno stemma quattrocentesco dei Farnese con i tradizionali sei gigli, lo stemma del pontefice Papa Paolo III (Alessandro Farnese) eletto nel 1534 e morto nel 1549. Una lapide a ricordo e memoria di Giuseppe Garibaldi (1910) e la cosiddetta “Lapide dei Caduti” eretta in memoria dei soldati di Valentano periti nella Prima Guerra Mondiale e il cui testo venne affidato al noto letterato Fausto Salvatori, autore del conosciuto “Inno a Roma”.
Lo “staio” (misura di capacità in pietra) e la “canna castrense” (misura lineare del Ducato di Castro) una volta poste sotto questo portico, sono ora conservate presso la sezione Medievale, Rinascimentale e Moderna del Museo Civico.
PORTA MAGENTA
Piazza Paolo Ruffini termina con la Porta Magenta, importante monumento edificato nel 1779 su disegno del Vignola, in sostituzione dell’antica Porta Romana, crollata nel 1774. Sull’esterno dell’arco, alla sommità della volta, si trova il celebre “Mascherone”. La tradizione vuole che l’artista, seccato per le continue imbeccate da parte della folla dei curiosi, abbia voluto così stigmatizzare qualche locale “linguaccia”.
LA ROCCA
Secondo le notizie storiche conosciute il Castello di Valentano sorse, come struttura difensiva, attorno al 1053. Si può pensare che a quell’epoca una cinta muraria racchiudesse un forte con torre, la chiesa dedicata a San Giovanni e le prime case. La guerra tra Orvieto e Viterbo portò a una serie di distruzioni e di ricostruzioni del Castello fino al fuoco che, nel 1252, come narra la tradizione, bruciò in parte il paese che venne salvato da Sant’Agata, protettrice dagli incendi.
Il Castello di Valentano, a partire dal torrione ottagonale, fu riedificato, nel 1296, su preesistenti costruzioni difensive medievali. Nel 1327, sotto Ludovico il Bavaro, il paese e le mura di Valentano subirono gravi danneggiamenti e ancora danni vennero causati dalle truppe del prefetto Giovanni Di Vico di Viterbo nel 1350. Anni di pace per il Castello iniziarono con l’arrivo dei Farnese che presero possesso del Castello nel 1354, al tempo del cardinale Albornoz, durante la presenza dei papi ad Avignone. Successivamente divennero signori di Valentano e degli altri centri confinanti.
Il Castello venne abitato dai Farnese in modo più assiduo verso il 1400 allorché venne ristrutturata una parte del monumento ed edificata la torretta rotonda, posta verso levante. Ancora diversi lavori vennero eseguiti verso la fine del 1400 allorché si realizzò il cortile d’amore per le nozze di Angelo, figlio di Pier Luigi il Seniore e Lella Orsini di Pitigliano, celebrato nel 1488. I pregevoli capitelli sono opera di un certo Lorenzo, scalpellino di Firenze. Il cortile parla di questo matrimonio attraverso l’unione degli stemmi delle due famiglie e dell’allegoria della fioritura del giglio farnesiano che appare sui capitelli del colonnato inferiore.
Successivamente altre trasformazioni avvennero al tempo del matrimonio di Pier Luigi Farnese, juniore, con Gerolama Orsini nel 1519, con interventi di Antonio da Sangallo il Giovane (come appare nella vera del pozzo in travertino posto su di un lato posto del cortile, in alcuni elementi come portali, stipiti di finestre e, soprattutto, nel monumentale camino collocato nella superiore “Sala Ducale”). Furono questi gli anni più belli della vita del Castello perché vi nacquero personaggi importanti come: Alessandro e Ranuccio, futuri cardinali, i duchi Ottavio e Orazio e Vittoria, duchessa d’Urbino. Nel 1534 Alessandro Farnese venne eletto Papa con il nome di Paolo III. Fu lui a voler costruire la grande loggia, con undici archi superiori, in tufo e mattoni verso ponente, che per questo si chiama Loggia di Paolo III.
Pier Luigi, nel 1537, divenne Duca di Castro e, nel 1545, di Parma e Piacenza. Il Castello venne abitato ancora dalla Duchessa Gerolama Orsini e dal figlio il Cardinal Alessandro Farnese, che fece costruire una grande scalea affrescata per salire verso i propri appartamenti. I Farnese furono costretto ad abbandonare il Castello di Valentano nel 1649, dopo la guerra con lo Stato della Chiesa e la distruzione di Castro, capitale del Ducato.
Il monumento venne dapprima utilizzato come granaio e prigioni della Comunità di e, quindi, adibito dal 1731 a Monastero di Suore Domenicane che trasformarono il castello in varie parti e, soprattutto, costruirono una Scala Santa nell’antica scalea di Alessandro Farnese. Durante il periodo risorgimentale un’ala del Castello ospitò una guarnigione di Zuavi, soldati francesi mandati a Valentano da Pio IX per combattere i Garibaldini (dal 1867 al 1870). Quando, verso il 1930, le suore del Monastero vennero trasferite a Gubbio, il Comune destinò il castello ad ospitare le scuole elementari e quindi alcuni ambienti vennero utilizzate come abitazioni.
Il Castello, abbandonato nel 1957, è stato restaurato a partire dal 1979. Oggi è sede della Biblioteca (dal 1989) e del Museo della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese, inaugurato nel 1996.