| #CASTELLIDELLATUSCIA | Rocca Respampani – MONTE ROMANO

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La Rocca Respampani è inclusa nel territorio comunale di Monte Romano. Ad un primo sguardo richiama più ad un palazzo nobiliare, specie per la sua maestosa facciata principale, racchiusa da due “torri”. Il paesaggio circostante è contraddistinto da pura campagna viterbese, con pascoli e vaste boscaglie: un paesaggio agreste, misterioso e fuori dal tempo.

LA ROCCA RESPAMPANI NELLA STORIA

Il nome della Rocca deriva da un’altra costruita in precedenza e a poca distanza, risalente al X secolo. Documenti ufficiali attestano l’edificazione intorno al 1012. Nel corso dei secoli la Rocca Vecchia perse il suo nome originario poi attribuito a quella realizzata nel Seicento. La Rocca Respampani che vediamo oggi in tutta la sua bellezza, fu edificata nel 1607, per volere di Ottavio Tassoni d’Este. Il progetto era ambizioso e prevedeva la realizzazione di una fattoria – palazzo. L’intento era quello di conciliare le esigenze di vita nobiliare con quelle della quotidianità contadina.

La proprietà, nel corso del tempo passo a Fra’ Cirillo Zabaldani. Tale passaggio sarà decisivo per le sorti del Castello e del futuro borgo di Monte Romano. Infatti, il primo passo fu la decisione di quest’ultimo di dedicare le sue energie e le sue economie alla costruzione della Chiesa dell’Addolorata sita nel piccolo borgo. Nel frattempo la Chiesa romana stava progettando di valorizzare e riorganizzare a livello agricolo il territorio della tenuta. Tale progetto però era reso di difficile attuazione visto l’eccessivo isolamento della Rocca Respampani e la lontananza dalle principali vie di traffico. Inoltre Monte Romano vedeva sempre più accrescere la sua importanza sociale, economica e commerciale.

Tutto ciò causò l’interruzione dei lavori di completamento della Rocca stessa, venendo meno quelle motivazioni principali al suo rafforzamento economico-sociale. Anche se incompleta, rimane uno degli edifici storici della Tuscia e del Lazio più possenti e belli da vedere. Rimane il grande rammarico della sua scarsa valorizzazione e il suo stato di abbandono.

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