Torna la grande arte a Civita Castellana. Una nuova mostra verrà inaugurata al Forte Sangallo sabato 23 aprile (ore 14) e resterà aperta al pubblico fino al 31 luglio 2022. L’esposizione, dal titolo “Vignale 1894-2022. Case degli uomini e dimore degli dei a Falerii Veteres”, è realizzata grazie alla collaborazione del Comune con la direzione regionale Musei del Lazio e con il sostegno della Fondazione Carivit.
Il progetto espositivo è parte di una esperienza di archeologia pubblica, promossa dalla Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Scienze dell’Antichità, Insegnamento di Etruscologia e Antichità Italiche, e di un percorso di studi più ampio, il Giving Voice to a preRoman City: Falerii”, dedicato ad una rilettura del contesto urbano, sociale, economico e culturale dell’antica città di Falerii, importante realtà dello scenario italiano preromano e campo di studi negli ultimi centocinquanta anni. Dalla fine dell’800, scavi e studi archeologici hanno, infatti, fatto emergere e restituito necropoli e santuari del sito portando anche alla nascita del Museo di Valle Giulia a Roma, dove furono esposti – e in parte ancora oggi lo sono – alcuni tra i più importanti reperti e ritrovamenti.
A nord-est del pianoro occupato anticamente dalla città preromana e oggi dall’abitato moderno, il colle di Vignale, parte integrante dell’insediamento falisco, rivestiva un ruolo di primo piano nello sviluppo della città di Falerii. Qui nel tempo si sono individuate le tracce più antiche di occupazione e si è dispiegata, alla fine dell’800, l’attività di ricerca e scavo condotta da Raniero Mengarelli, figura di primo piano nell’archeologia etrusca e falisca. Ad oltre cento anni da quelle indagini, il Progetto Falerii dal mese di giugno prossimo consentirà di riprendere gli scavi a Vignale, in un contesto straordinario sul piano archeologico, ma altrettanto straordinario su quello paesaggistico.
Nel tempo, l’altura si è mantenuta quasi del tutto libera da costruzioni e attualmente si possono ancora ammirare le monumentali cisterne a cielo aperto che facevano parte del complesso sacro scavato in parte dal Mengarelli. Il Soratte, montagna sacra dei Falisci, domina il paesaggio a sud mentre a nord spicca l’altura di Celle con il santuario di Giunone nel fondovalle lungo il Rio Maggiore. È a questo piccolo paradiso terrestre, in parte di proprietà comunale, che è dedicata la mostra al Forte Sangallo, che vuole accompagnare il visitatore in un percorso incentrato sui recenti sviluppi scientifici delle ricerche condotte sul colle di Vignale dall’equipe del Progetto Falerii, ma anche in un percorso che segue la storia più che centenaria delle indagini, come ricorda il titolo dell’esposizione. Riemergono così, dai depositi del Forte Sangallo, terrecotte votive e architettoniche restituite dagli scavi ottocenteschi. Nel mentre, le postazioni digitali narrano di come l’archeologia si giovi oggi di nuove tecnologie, quali i voli multispettrali e termici da drone, le prospezioni GPR e infine la fotogrammetria che ha reso finalmente leggibile nei dettagli la scena raffigurata in un’eccezionale matrice fittile nota fin dalla fine dell’800. La stampa in 3D del modello ottenuto è parte integrante di un percorso tattile, dedicato anche al pubblico dei non vedenti, che potrà inoltre fruire dell’esposizione attraverso un percorso audio e di informazioni in braille.
I frammenti restituiti dalla terra durante le attività di ricognizione condotte dal 2020 sembrano quasi una povera cosa al confronto, ma la loro importanza è notevole perché suggeriscono di guardare oltre la superficie, verso gli strati profondi dove si nascondono le testimonianze più antiche dell’abitato. La mostra, curata da Maria Cristina Biella, Maria Anna De Lucia e Sara De Angelis, vede il coinvolgimento di molti giovani archeologi della Sapienza che hanno lavorato sul campo e, nell’ottica dell’archeologia pubblica, anche degli istituti scolastici dell’area di Civita Castellana, in particolare dell’Istituto di Istruzione Superiore Ulderico Midossi, (articolato in Liceo Linguistico, Liceo Artistico e Istituto Tecnico). I ragazzi, a seconda degli indirizzi scolastici scelti, hanno lavorato, sotto la guida dei docenti, alla traduzione in tre lingue dell’apparato didattico dell’esposizione, alla progettazione e realizzazione dei pannelli, alla progettazione delle pagine web dell’esposizione destinate al sito della scuola e alle ricostruzioni grafiche dei reperti. Una eccezionale occasione, ideale per avvicinare i giovani alla realtà sociale e culturale del proprio territorio.
L’esposizione è stata promossa dal Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza Università di Roma, con il Comune di Civita Castellana e la Direzione Regionale Musei del Lazio e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale.