Un viaggio nel tempo passeggiando tra i Terzieri medievali di Tuscania, gli antichi quartieri della città. Il percorso legato all’acqua, elemento vitale per una città e i suoi abitanti si svolge all’interno della cinta muraria. L’acqua nella città fu resa fruibile attraverso lo sfruttamento di sorgenti, la costruzione di acquedotti e di fontane che hanno impreziosito piazze strade e cortili.
Lasciando le auto nel comodo parcheggio Piazza V. Marinozzi sotto le mura, si iniziare il percorso dal Terziere di Valle il più ricco di acqua e centro economico della città nel medioevo. Salendo dal parcheggio ci si trova subito davanti alla fontana delle Sette Cannelle. La piazzetta fu in passato fulcro della vita sociale e commerciale della città.
Gli abitanti del terziere di Poggio e Castelli scendevano quotidianamente nel terziere di Valle presso le fonti più antiche del Leone, del Butinale e di Sant’Angelo che qui si trovavano.
La fontana che oggi possiamo ammirare fu realizzata nel 1309 come testimoniato dall’epigrafe in caratteri gotici, ancora ben conservata sul prospetto. Fu costruita per volere del Podestà Lorenzo di Guglielmo. Sul prospetto della fontana campeggia la scritta SPQR (Il Senato ed il Popolo di Roma, non di Tuscania quindi) perché in questi anni Tuscania dovette tristemente fare atto di sottomissione al Comune di Roma fino al 1354. Non si sa come si siano svolti effettivamente gli eventi ma Tuscania nel 1300 si rifiutò di dare il proprio contributo nel fornire approvvigionamenti a Roma per l’arrivo dei pellegrini in occasione del Giubileo indetto da Bonifacio VIII. A seguito di tale rifiuto, due senatori piombarono su Tuscania con un esercito e la conquistarono.
Sul fronte della fontana ci sono anche stemmi di famiglie nobili romane e non solo, che si adoperarono per le riparazioni e la manutenzione della preziosa fontana. I materiali con cui fu costruita sono tufo, nenfro e peperino. La fontana con la sua forma lascia intuire la doppia funzione di abbeveratoio per animali e fontana per i passanti e la popolazione. Propio qui passava infatti il tratto cittadino della Via Clodia, che si staccava dall’asse principale.
Al di sopra della lunga vasca si possono vedere altrettante specchiature con i sette mascheroni da cui fuoriesce l’acqua proveniente da un “bottino” sotterraneo situato proprio sotto la piazza del Comune oggi Piazza Basile. Per questo motivo in tutti gli antichi documenti è chiamata sempre Fonte del Butinale.
A due passi si trova il bellissimo lavatoio che fu recuperato e salvato dopo il sisma del 1971. Anche questo luogo testimonia la grande abbondanza d’acqua del quartiere di Valle. Il lavatoio era alimentato da una sorgente che scaturiva da un cunicolo scavato nel tufo. Si può provare ad immaginare le voci allegre delle donne impegnate a fare il bucato e a scambiarsi le ultime notizie cittadine. Le fontane ed i lavatoi erano in senso buono i “social” del tempo, la gente si incontrava per esigenze primarie e poteva scambiare chiacchiere ed informazioni. Il lavatoio era parte della vita e fu utilizzato per lavare i panni fino agli anni ‘50.
Continuando il percorso sulla via che sale a destra della fontana delle Sette Cannelle si potrà ammirare una porzione ben conservata della strada romana Clodia, riportata alla luce dopo i lavori di sistemazione post sisma del 1971. Da questo punto tornando verso la piazza del Comune si prosegue e salendo si raggiunge il terziere dei Castelli.
Nel 1619 gli amministratori di Tuscania misero mano alla realizzazione di un progetto più che mai necessario, la realizzazione del primo acquedotto che avrebbe dotato la città di acqua corrente. Considerato che il quartiere più ricco di acqua era quello di Valle e lì erano presenti molte fontane che utilizzavano acqua di sorgente, gli altri quartieri più alti come Poggio e Castelli ne soffrivano la mancanza. A questo punto con un ulteriore sforzo economico si pensò di abbellire le piazze con splendide fontane.
In questo periodo furono costruite le più belle e monumentali: Poggio, Montascide e Giannotti che andremo a scoprire insieme.
Ora si presenta alla vista su una splendida terrazza panoramica, la fontana del Belvedere o del Cardinale, costruita nel 1862 in sostituzione della più antica di cui purtroppo non si hanno notizie. E’ una struttura molto elegante dall’aspetto sia monumentale che decorativo. Al contrario delle altre fontane citate questa fu realizzata utilizzando peperino viterbese e non il caldo nenfro delle cave locali. Osservando bene la colonna centrale e vedrete che ci sono due stemmi uno con la croce che rappresenta l’emblema di Tuscania e l’altro con la scritta S.P.Q.T (Il Senato e il Popolo di Tuscania) intercalati da due foglie di acanto scolpite.
La prossima fontana monumentale che si incontra sul percorso sempre nel terziere dei Castelli è la fontana di Montascide o di San Marco realizzata probabilmente dagli stessi scalpellini che lavorarono alla monumentale fontana di Poggio nel primo ventennio del XVII secolo. La fontana si trova in una posizione diversa rispetto a quella originaria a decorazione di un palazzo che occupava l’attuale piazza e che fu demolito.
Dal terziere dei Castelli si cammina verso il Terziere di Poggio ma nel passaggio potremo ammirare un’altra fontana storica che si trovava fuori le mura della città. La fontana di Sant’Antonio veniva molto usata dai pastori per far bere le loro greggi durante la transumanza, in quanto la sua acqua alimentava un lungo e bellissimo abbeveratoio, come se ne vedono ancora nelle antiche vie. Cambiano i tempi e cambia l’urbanizzazione extra muraria di Tuscania: la fontana dovrà cambiare ben due destinazioni. Dopo il terremoto del 1971 venne smontata e rimontata in Piazza Italia dove si trova ancora oggi, in una collocazione che ne valorizza la bellezza.
Siamo arrivati ora nel terziere di Poggio Fiorentino, e arrivati in largo Indipendenza si può scorgere l’elegante Fontana Giannotti realizzata nel 1628 per abbellire il cortile di Palazzo Giannotti in occasione del matrimonio del figlio di Francesco Giannotti avvocato romano e primo storico della città. In tempi recenti fu smontata e spostata dal cortile del rinascimentale palazzo nella piazza dove oggi si trova a ridosso di un palazzo in stile liberty.
Finalmente abbiamo raggiunto la più monumentale e conosciuta delle fontane di Tuscania con il suo zampillo costante di acqua che accompagna come una colonna sonora la vita cittadina in via Roma. Il 20 maggio del 1619 fu dato dal Comune l’appalto per la costruzione della fontana del Duomo a Mastro Antonio di Michelangelo da Cortona.
La prima cosa che fece Mastro Antonio fu quella di cercare nei dintorni di Tuscania una buona cava di pietra e scelse quella della Petrara.
Non sappiamo chi abbia lavorato e scolpito il piedistallo, i tritoni, i conci, le colonnine; conosciamo però chi lavorò ala grande vasca: Pompilio Rosi. Cavare la pietra e lavorare la vasca da un unico blocco fu un lavoro improbo, ma ancora più difficile fu trasportarla a Tuscania.
Fu fatto venire da Viterbo un carro grandissimo a quattro ruote e quando fu tutto pronto il carro cigolando e crosciando si mosse e ci vollero tre giorni per arrivare a destinazione, con operai che spianavano la strada.
Una volta portata la grande vasca sulla Piazza del Duomo, i lavori non andarono per le lunghe, perché il 15 giugno 1622, alla presenza del Vice Legato e di tutto il popolo ci fu l’inaugurazione.
Dallo zampillo centrale e dai sette zampilli disposti in cerchio l’acqua eruppe festosa, i tritoni da una tromba sorretta dalle braccia (che oggi non hanno più) gettavano in alto quattro zampilli generando un piacevole rumore di sottofondo.
A questo punto terminato il percorso tra le piazzette e gli angoli più caratteristici di Tuscania alla scoperta delle sue fontane, potrete concedervi una pausa rilassante al Parco Torre di Lavello, seduti di fronte ad uno dei paesaggi più belli che la Tuscia possa offrire.
Articolo e itinerario a cura di Anna Rita Properzi (Guida Turistica ed Ambientale Escursionistica) – tel. 333 4912669