Sarà un trekking attraverso ben 3 monumentali necropoli rupestri ed un viaggio antropologico tra antichi luoghi e riti del territorio di Blera.
Blera non è un posto come un altro, almeno per quanto riguarda la ricchezza di memorie storiche e, se sono tanti i motivi per invitarvi a conoscerla, la somma di questi stimoli può essere condensata in un unico appello emozionale: venite ad immergervi nel sottosuolo e nel cuore delle forre.
Immersione da intendere nel senso letterale e fisico ma anche, metaforico che interessa le profondità della mente umana. Non soltanto il sottosuolo delle antiche vie cave, dei severi ipogei etruschi, dei lunghi cunicoli e delle allegre cantine, ma anche quello della nostra memoria individuale e collettiva, del nostro pensiero storico e della storia, scritta o sepolta che sia.
Tra le varie “immersioni” possibili vi guideremo nella discesa della Valle del Rio Canale, tra la città dei vivi e la città dei morti, quasi una calata agli inferi che obbliga all’attraversamento dell’impianto di depurazione (un purgatorio?) ma che tuttavia conduce a una delle aree archeologiche meno conosciute ma di grande interesse e bellezza. In questo breve percorso si riesce comunque a comprendere il concetto “urbanistico” che ha regolato la formazione della città dei defunti etrusca: monumentali sepolcri cubici – le famose tombe “a dado” – occupano il naturale piano inclinato della rupe tufacea disponendosi su ordini paralleli sovrapposti, collegati da gradinate e ornate di preziose modanature.
Nelle immediate vicinanze si trovano due tombe con camere intonacate e dipinte, simili per struttura e decorazione ai sepolcri tarquiniesi del IV sec. a. C. ed eccezionalmente aperte e visitabili per l’occasione. All’interno di una di esse due iscrizioni etrusche, malamente leggibili, ci fanno conoscere i nomi dei defunti e destano in noi quei sentimenti contrastanti di rispetto, paura e curiosità che il buio del sepolcro asseconda e che la luce del sole dissolve.
Proseguiremo attraverso un azienda agricola per riprendere un antico sentiero che porta al complesso monumentale di Grotta Porcina, il cui nome deriva dalla trasformazione delle tombe etrusche in ricoveri per suini. La località fu sede di un insediamento etrusco fiorito nel VI secolo a.C. sulla strada che poi diventerà la via Clodia.
Il monumento principale della necropoli è un grande tumulo detto “La Grande Ruota” di forma circolare realizzato tagliando un alto sperone tufaceo. L’assoluta unicità invece è un imponente altare rupestre di forma cilindrica, con decorazioni a bassorilievo raffiguranti animali, ed ai lati delle gradinate, sulle quali, probabilmente, prendevano posto gli spettatori. Viene da alcuni considerato “Il più antico teatro noto d’Italia” seppure legato al culto funerario.
Si ritornerà al borgo attraversando la necropoli rupestre di Pian del Vescovo, ritenuta un alveare di tombe realizzate su di una intera collina ed a seguire lungo l’antica via Clodia, una grande tagliata etrusca, un colombario e delle grotte recentemente recuperate in un inusuale utilizzo.
Itinerario a cura di Antico Presente – http://www.anticopresente.it