La via Francigena rappresenta uno dei cammini più antichi della storia. Fu solo nel X secolo, quando l’Arcivescovo Sigerico nel suo viaggio di ritorno a Canterbury ne elenca le 80 tappe, a prendere il nome di Francigena. Molti secoli sono passati così come milioni di pellegrini l’hanno attraversata e così anche l’escursione parte dalla via Francigena, che lambisce il bosco di Monte Fogliano.
Il Monte Fogliano è la cima più alta all’interno della Riserva naturale del lago di Vico con i suoi quasi mille metri di altezza. La sua vetta forma un confine naturale con i comuni di Caprarola, Ronciglione e Vetralla. Il monte si formò durante le eruzioni vulcaniche vicane che formarono la caldera del lago di Vico il cui bordo più alto è appunto il Monte Fogliano . Testimonianze di quel periodo sono i massi di “peperino”, materiale utilizzato sin dall’antichità per l’edilizia; ed è proprio da un grande blocco di peperino che fu scavato l’Eremo di S. Girolamo.
Il monte è interamente coperto di boschi di alto fusto, in particolare di faggio e cerro. Il legno di faggio era molto prezioso per i lavori di falegnameria e, in passato, molti di questi faggi vennero sacrificati per costruire traversine dei binari della ferrovia.
Nei tempi antichi la vita vi scorreva tranquilla, i boschi erano vissuti da pascoli bradi soprattutto di maiali, dall’attività dei boscaioli, dei tagliatori e carbonari, dai cacciatori e da persone che facevano la quotidiana pulizia dei “troscioni” e dei condotti della preziosa acqua per evitarne gli sprechi. Ed è proprio questo stretto rapporto tra l’uomo e l’acqua che si ritrova nel bosco: antichi fontanili, come quello vicino al convento di Sant’Angelo, vasche e abbeveratoi che si trovano un po’ ovunque nascoste nel fitto della vegetazione.
Sin dal tempo degli Etruschi vi era l’usanza di convogliare l’acqua che veniva distribuita con acquedotti in gallerie lunghe anche alcuni chilometri con tubazioni di terracotta a forma di imbuto uno dentro l’altro e coperti con malta/calcestruzzo. Alcune tracce si trovano ancora oggi nascoste tra gli alberi.
Ma il bosco era anche un luogo della spiritualità. Da sempre le parti meno battute si prestavano alla vita solitaria, di preghiera e penitenza degli eremiti, come nell’Eremo di S. Girolamo e nell’antico convento di S. Angelo dove ci sono degli antichi romitori.
L’eremo, meta del’escursione, appare all’improvviso nel bosco, scavato dentro un enorme masso di peperino: un romitorio rupestre scavato nella roccia per creare una chiesa e un’abitazione con ripari, sedili, piattaforme e passaggi. La legenda narra che fu costruito intorno al 1500 in due anni di duro lavoro. Ma l’eremita Girolamo riuscì ad abitarci solo per qualche anno prima di essere aggredito e rispedito nella sua casa a Siena.
Itinerario a cura di Antico Presente – http://www.anticopresente.it