La Tuscia possiede un grande patrimonio, fatto di percorsi poco battuti e autentici. Nel territorio di Tuscania si trovano due luoghi di grande fascino storico e naturalistico, legati alla presenza del fiume Marta che ha plasmato la valle: lo spettacolare anfiteatro della Solfatara sul fiume e l’Abbazia Cistercense di San Giusto.
Il percorso inizia su un’antica strada che conduceva alla città di Corneto. Nel periodo estivo il sentiero si snoda tra campi coltivati a orzo, coriandolo e girasoli, in autunno tra campi arati e pascoli erbosi, di un’azienda agricola. Dal pianoro tufaceo si gode di un panorama di grande bellezza che spazia dai Monti Volsini ai Monti della Tolfa.
Si tratta di un’area priva di strade che ha mantenuto l’aspetto primitivo e comprende un ampio pianoro nella valle del fiume Marta, ricoperto da una lussureggiante vegetazione, mentre l’ampio costone delle Solfatare assomiglia ad un paesaggio lunare, dove lo zolfo lambisce il fiume che, a contatto con l’acqua, crea fumi dal caratteristico odore. Il territorio ha avuto una frequentazione fin dal Neolitico, ed ha poi visto sorgere un pagus etrusco favorito da una ricca sorgente. Nel periodo romano fu sede di tre nuclei abitativi distinti tra loro.
Dal punto più alto del pianoro, percorrendo il sentiero che scende al fiume, guardando la valle si può ammirare il fiume Traponzo che si immette appunto nel fiume Marta, in lontananza si possono osservare i ruderi dell’insediamento di Roccarespampani, e se fosse stata in vita Norchia si sarebbero potuti vedere i fumi del suo insediamento, per la vicinanza dei due siti.
Scendendo nella selvaggia valle del fiume Marta, attraverso un incontaminato bosco di querce e olmi e seguendo il corso del fiume si presenta in tutta la sua bellezza l’anfiteatro naturale della Solfatara con le rocce bianche e gialle tinte dallo zolfo e scolpite dall’erosione. Un tempo la Solfatara fu utilizzata come cava poi abbandonata.
Dopo la rilassante tappa sul fiume cullati dal rumore delle acque, si ritorna sullo stesso sentiero per proseguire verso l’Abbazia di San Giusto situata a due chilometri di distanza.
L’abbazia di San Giusto offre oggi la stessa magia di molti secoli fa quando monaci e viandanti che percorrevano le antiche strade decisero di fermarsi nella valle.
L’opera dell’uomo e quella della natura si fondono proprio come voleva San Benedetto da Norcia.
Il monastero si affaccia sulla valle del fiume Marta. La presenza di sorgenti ha sicuramente incoraggiato gli insediamenti fin dall’epoca antica.
La prima notizia sicura di una comunità monastica di San Giusto è della fine del X secolo, quando un gruppo di monaci, seguendo la Regola di San Benedetto da Norcia, fondarono il primo monastero.
Nel 1146, l’abbazia cistercense di Fontevivo (Parma), abbazia figlia di Clairvaux (Francia), inviò un gruppo di monaci a reinsediare San Giusto come abbazia cistercense, probabilmente il cenobio benedettino era ormai abbandonato.
Nel XV purtroppo l’abbazia fu definitivamente soppressa e da allora in poi i suoi edifici caddero in rovina. Oggi si può ammirare la rinascita di questo luogo, grazie al proprietario ingegnere bolognese e medaglia d’oro olimpica (Tokio 1964) e alla sua famiglia che nel 1990 acquistano l’azienda con i ruderi dell’abbazia di San Giusto. Subito si innamorarono di questo luogo e decisero di farla rivivere impegnandosi in un arduo percorso di scavo, restauro e ricostruzione iniziato nel 1994 e del tutto completato.
Oggi l’abbazia di San Giusto è un’azienda agricola biologica eco-compatibile ed un luogo per viaggiatori, artisti, appassionati di natura e di arte. Entrambi i siti si trovano su proprietà privata.
Itinerario a cura di: Anna Rita Properzi – Guida Turistica ed Ambientale Escursionistica Aigae – Telefono: 333 4912669.