| #PERCORSIDELLATUSCIA | San Pellegrino: a passeggio nel quartiere medievale – VITERBO

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Viterbo conosciuta come la Città dei Papi viene descritta spesso per le sue caratteristiche medievali, ma è interessante sapere che fu anche un importante centro culturale durante il rinascimento, di cui si conservano ancora molte testimonianze, oltre che una documentata frequentazione da parte di illustri intellettuali ed artisti del tempo. Tuttavia se si chiede di descrivere uno degli aspetti che meglio identificano Viterbo a livello urbanistico, tutti pensiamo al quartiere di San Pellegrino, cuore della città medievale, esempio di architettura duecentesca, splendidamente conservato.

Oggi andremo a scoprire questa città nella città, dove si respira un’atmosfera d’altri tempi. Partendo da Piazza della Morte e seguendo via Pietra del Pesce, passeggeremo tra le strade e gli stretti vicoli, attraversando  passaggi voltati e  portici che impreziosiscono la principale piazza. Camminare e lasciarsi guidare dallo stupore, sono il modo migliore per assaporarne fino in fondo la bellezza.

Arrivati a Piazza San Carluccio ammiriamo subito una delle fontane della città, famosa per l’abbondanza e la qualità dell’acqua. Già nel medioevo era dotata di un acquedotto che alimentava le numerose fontane dei quartieri, prelevando acqua dalle sorgenti sui monti Cimini.

Le case sono costruite direttamente sulla roccia vulcanica, e si reggono su grandi spessori di mura, questa è la loro forza. La caratteristica scala esterna tipica di molti borghi della Tuscia, chiamata “profferlo” è uno degli elementi che  rendono il quartiere più suggestivo. La scala consentiva l’accesso dalla strada al primo piano e un comodo riparo per l’ingresso al sottostante locale, spesso sede di un’attività commerciale o artigianale nel periodo in cui nelle città italiane si fa sempre più importante una nuova classe sociale la borghesia, i nuovi abitanti del borgo. 

Molte abitazioni si affacciano su splendidi cortili riservati e freschi che ancora oggi sono chiamati in dialetto viterbese richiastri. Un’altra tipologia abitativa è la casa a ponte, che unisce due fabbricati separati dalla strada, creando suggestivi passaggi coperti, con importante funzione statica di contrasto alla spinta delle grandi mura con cui gli edifici erano realizzati e che spesso avevano bisogno di rinforzi.  Altro esempio di abitazione era la casa torre tipica di tutto il medioevo anche in altre zone d’Italia la cui altezza era strettamente legata al potere economico e politico del proprietario. Le torri sono ancora oggi uno degli elementi che caratterizzano il paesaggio urbano viterbese.

Arrivati a Piazza San Pellegrino volgendo le spalle alla chiesa ed alzando lo sguardo, ci si sente proiettati in un tempo lontano, sembra quasi di sentire il rumore degli zoccoli dei cavalli o il vociare di mercanti indaffarati. Piazza San Pellegrino è un piccolo scrigno racchiuso tra le tipiche case in peperino con muri di pietra grezza. Due lati della piazza sono occupati dal Palazzo degli Alessandri, residenza di una delle più importanti famiglie Guelfe del XIII secolo.

Lo spazio urbano oltre a svolgere la funzione di piazza del quartiere sembra proprio essere la corte stessa del palazzo più importante. Ne sono la prova gli stemmi della famiglia Alessandri presenti oltre che sulla facciata  della residenza signorile, anche sulle facciate delle case che la chiudono sul terzo lato.

Il palazzo degli Alessandri, corse il rischio di essere demolito pochi anni dopo la sua costruzione in seguito ad uno dei tanti rovesciamenti politici di quel periodo; si salvò solo grazie all’intervento di papa Innocenzo IV, che  ordinò di conservare l’edificio, sottraendolo alle vendette delle famiglie ghibelline.

Nella vicina piazza Cappella, il cui nome deriva dalla costruzione di una cappella nella metà del XVI secolo e che ha in parte invaso la piazza, si possono ammirare splendidi intrecci di scale a profferlo. Nella facciata di un palazzo sulla sinistra la famosa e riconoscibile porta del morto, una lunga apertura murata, solitamente posta vicina all’ingresso principale, da cui era usanza far uscire il feretro del famigliare defunto. Tutto il quartiere fu oggetto di una consistente campagna di restauri nei primi anni del Novecento, mirati a recuperare gli elementi di pregio e a recuperare l’antico piano stradale il cui innalzamento rischiava di soffocare gli ingressi ai locali del piano terra.

Su Piazza San Pellegrino ha sede il Museo della “Macchina di Santa Rosa”, e il Sodalizio dei Facchini, gli uomini che portano a spalla la struttura alta circa 30 metri e pesante 49 quintali, dedicata alla patrona della città e chiamata appunto Macchina di Santa Rosa che si celebra ogni 3 settembre. All’interno si trova un archivio di foto, bozzetti delle vecchie macchine,  libri sulla festa in onore della Patrona viterbese.

La chiesa di San Pellegrino è una delle più antiche della città, le cui testimonianze iniziano nella metà dell’XI secolo quando essa dipendeva dall’abbazia di Farfa. Fu ricostruita sul finire del XIX secolo dal vescovo Grasselli, autore di un importante rimaneggiamento in stile neogotico, fu poi danneggiata nel 1944 dalle bombe della Seconda Guerra Mondiale.

Il quartiere di San Pellegrino diventa protagonista di un’importante manifestazione che si svolge a cavallo del mese di aprile e maggio di ogni anno e che registra un grande numero di visitatori. Coloratissime composizioni floreali abbelliscono scale a profferlo, finestre, balconi, portici e fontane. Le piazzette si trasformano in scenografia per i vivaisti e le loro creazioni artistiche.

Terminato l’itinerario dedicato al quartiere di San Pellegrino, abitato nel medioevo dalle classi agiate e da famiglie nobili, è interessante sapere che facendo qualche passo in più, si possa giungere ad un altro bellissimo quartiere, più antico, con le deliziose e piccole case abitate nel medioevo dalle classi meno abbienti: Pianoscarano.

Itinerario a cura di Anna Rita Properzi (Guida Turistica ed Ambientale Escursionistica Aigae) – tel. 333 4912669

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