La Macchina di Santa Rosa è il baldacchino trionfale che innalza al di sopra dei tetti di Viterbo la statua di Santa Rosa, patrona della città. Essa assume oggi la forma di una torre illuminata da fiaccole e luci elettriche, realizzata in metalli leggeri e in materiali moderni quali la vetroresina (che hanno sostituito da diversi anni il ferro, il legno e la cartapesta); è alta circa trenta metri, pesante cinquantuno quintali (5.100 kg), e sempre culmina con la statua della Santa.
La sera del 3 settembre di ogni anno, a Viterbo, la macchina viene sollevata e portata in processione a spalle da un centinaio di uomini detti “Facchini di Santa Rosa” lungo un percorso di poco più di un chilometro articolato tra le vie, talvolta molto strette, e le piazze del centro cittadino, immerse in un suggestivo buio nel quale solo la Macchina risplende sfarzosamente illuminata.
Il trasporto, scandito dal grido di devoto entusiasmo “Viva Santa Rosa”, rievoca simbolicamente la traslazione della salma di Santa Rosa, avvenuta a Viterbo nel 1258 per disposizione di Papa Alessandro IV, dalla Chiesa di Santa Maria in Poggio (detta della Crocetta) alla chiesa di Santa Maria delle Rose (oggi Santuario di Santa Rosa). La festa rientra nella Rete delle grandi macchine a spalla italiane, dal 2013 inserita nel Patrimonio orale e immateriale dell’umanità dell’UNESCO.
La Macchina viene realizzata da un costruttore, scelto dal comune di Viterbo con pubblico appalto ogni cinque anni, la cui durata può essere tuttavia prorogata. Il capitolato prevede la costruzione di una macchina «alta 28 metri sopra la spalla dei facchini» che raggiunge quindi circa 29,50 metri da terra, e fissa alcune misure limite, anche in base alle vie del centro storico, che nei punti più stretti vedono la Macchina sfiorare grondaie e balconi. Nel passato la Macchina ebbe prevalentemente l’aspetto di un campanile gotico, illuminato con torce e candele, da cui la tradizionale definizione di “campanile che cammina” che le diede lo scrittore Orio Vergani.
Nella seconda metà del Novecento, a partire dallo straordinario Volo D’Angeli costruito da Giuseppe Zucchi, sono subentrate forme più moderne o avveniristiche, come per Ali di Luce, realizzata per il periodo 2003-2008 dal progettista Raffaele Ascenzi (lui stesso facchino di Santa Rosa dal 1988 al 2008) e dal costruttore Contaldo Cesarini, impiegando materiali altamente tecnologici, fibre, leghe leggere, e sorgenti luminose diverse, che valorizzano le forme artistiche dei rivestimenti in cartapesta. Parte di questa macchina è oggi visibile al Museo nazionale delle Arti e Tradizioni popolari di Roma.
Dal 2009 la nuova Macchina di Santa Rosa fu Fiore del Cielo progettata dagli architetti Arturo Vittori e Andreas Vogler (Architecture and Vision) e costruita dalla G. Engineering di Loris Granziera, di Udine. Dal 2011, il cantiere di Porta Romana ove è assemblata la Macchina di Santa Rosa è allestito da Fiorillo e Cesarini, imprese di costruzioni locali.
La Macchina di Santa Rosa a Porta Romana (San Sisto)
La Macchina viene realizzata da un costruttore, scelto dal comune di Viterbo con pubblico appalto ogni cinque anni, la cui durata può essere tuttavia prorogata. Il capitolato prevede la costruzione di una macchina «alta 28 metri sopra la spalla dei facchini» che raggiunge quindi circa 29,50 metri da terra, e fissa alcune misure limite, anche in base alle vie del centro storico, che nei punti più stretti vedono la Macchina sfiorare grondaie e balconi.
TRASPORTO
- Piazza Fontana Grande;
- Piazza del Plebiscito (di fronte al Comune) ove avviene la girata;
- Piazza delle Erbe;
- Corso Italia (davanti alla Chiesa di Santa Maria del Suffragio);
- Corso Italia (nei pressi della Chiesa di Sant’Egidio – Fermata istituita nell’anno 2013 e considerata ‘sosta tecnica’);
- Piazza Verdi (o del Teatro).
L’ultimo tratto consiste in una ripida via in salita, effettuata quasi a passo di corsa, con l’aiuto di corde anteriori in aggiunta e di travi dette “leve” che spingono la Macchina posteriormente.
Uno momento durante il tratto finale con l’utilizzo delle corde e delle leve
La Macchina viene posata infine davanti al Santuario (Chiesa di Santa Rosa), dove rimane esposta ai visitatori per alcuni giorni successivi al trasporto. Il trasporto viene trasmesso in diretta da alcune emittenti televisive. Per l’anno 2013, ad esempio, la diretta è stata appaltata a TV2000 (digitale terrestre, canale 28, e piattaforma Sky, canale 142).
Durante il trasporto i facchini e le altre figure che assicurano i necessari appoggi per le soste sono coordinati dal capofacchino che impartisce i comandi.
Sono ben noti, sia ai viterbesi, sia a quanti solo di passaggio abbiano assistito ad almeno un trasporto: alla partenza, la “mossa”, “Ciuffi di Santa Rosa, accapezzate il ciuffo”, “Semo tutti d’un sentimento?”, “Facchini di Santa Rosa, sotto col ciuffo e fermi”, “Sollevate e fermi”, “Per Santa Rosa, avanti!” e “…Posate piano, adagio…”.
STORIA
Sulla Macchina edizione 2003-2008, alla base del monumento che percorre i quattro lati vi era la scritta non metuens verbum leo sum qui signo viterbum (usato per la prima volta nel 1225 in sigillo della città) che significa “Non temo minaccia, sono il leone che rappresenta Viterbo” e l’acronimo FAVL, che sta per Fanum Arbanum Vetulonia Longula, ossia le quattro città etrusche dalla cui unione sarebbe nata la città, secondo l’ipotesi formulata da Annio da Viterbo, ipotesi che peraltro oggi appare molto fantasiosa.
“Ali di luce” – Macchina di Santa Rosa nel periodo 2003-2008
Nel 1967 Giuseppe Zucchi vinse il concorso per la nuova Macchina di S. Rosa. Il nuovo modello rappresentò una vera rivoluzione. Il Volo D’Angeli, così fu chiamata questa Macchina, in onore dei paracadutisti della Folgore morti ad Al Alamein, spezzava e cambiava l’idea di Macchina di Santa Rosa che i viterbesi avevano ammirato fino a quel momento. Venne introdotto come linguaggio artistico la scultura, ed il colore della Macchina fu uniformemente bianco e grigio peperino, oltre che, per la prima volta si raggiunsero e si superarono i 30 metri di altezza.
Purtroppo, il primo trasporto del Volo D’Angeli non fu portato a termine, si fermò a via Cavour, dove, nel 2007, fu posta una targa a memoria del drammatico evento. Vari difetti nella progettazione del telaio dovuti al pochissimo tempo a disposizione nella costruzione da zero della Macchina (bando svolto a maggio del 1967), un’errata scelta di Giuseppe Zucchi che aggiunse una fila in più di ciuffi a discapito delle stanghette anteriori e posteriori, sommati ad un presunto complotto da parte di alcuni Cavalieri di Santa Rosa (nome affibbiato ai facchini della macchina del costruttore precedente Paccosi) dopo settimane di voci che la macchina si sarebbe fermata a Piazza del Comune, condizionarono pesantemente l’esordio del Volo D’Angeli.
Volo D’Angeli (a sinistra) – Spirale di Fede (al centro) – Ali di luce (a destra)
Nonostante l’infausto esordio, il Volo D’Angeli venne trasportato per ben 12 anni. Notevole fu il contributo dell’ideatore/costruttore Giuseppe Zucchi, insieme al figlio Luigi ed i Facchini di Santa Rosa, che si adoperarono per migliorare la sicurezza del trasporto, la costruzione della Macchina e l’organizzazione della festa, ponendo le basi nel 1978, per quello che diventerà il Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, vero garante della festa.
Il 9 luglio 1983 è stato effettuato un trasporto straordinario in occasione del 750º anniversario della nascita di Santa Rosa. Nel 1984, in occasione della visita di papa Giovanni Paolo II, è stato organizzato un altro trasporto straordinario il 27 maggio. Protagonista dei trasporti straordinari è stata la macchina denominata Spirale di Fede, ideata e costruita da Maria Antonietta Palazzetti e Rosario Valeri. Il 6 settembre 2009 papa Benedetto XVI ha potuto vedere, durante la sua visita a Viterbo, la nuova Macchina di Santa Rosa Fiore del cielo ferma davanti al Santuario.
Nel 2014, per festeggiare il riconoscimento UNESCO, la Macchina ha effettuato un passaggio straordinario su via Marconi, come in precedenza accaduto soltanto nel 1952.
Nel 2016, per festeggiare l’anno del Giubileo straordinario fu deciso di allungare il percorso, aggiungendo il tratto di via Marconi fino al Sacrario, allungando il percorso di 700 m circa; fu inoltre ricordata la tragedia sfiorata sul sagrato della Basilica di Santa Rosa del 1986, con un ‘Sollevate’ aggiuntivo, dedicato in parte anche ai terremotati del Centro Italia.
CRONOLOGIA DELLE MACCHINE DI S. ROSA
- Rose Fiorite (Rodolfo Salcini – Romano Giusti) 1952 – 1958
- Campanile che cammina (Angelo Paccosi) 1959 – 1966
- Volo D’Angeli (Giuseppe e Luigi Zucchi) 1967 – 1978
- Spirale di Fede (Maria Antonietta Palazzetti-Valeri) 1979 – 1985
- Armonia Celeste (Roberto Joppolo – Socrate Sensi) 1986 – 1990
- Sinfonia d’Archi (Angelo Russo – Vincenzo Battaglioni) 1991 – 1997
- Una Rosa per il Duemila – Tertio Millennio Adveniente (Marco Andreoli, Giovanni Cesarini, Lucio Cappabianca) 1998 – 2002
- Ali di luce (Raffaele Ascenzi) 2003 – 2008
- Fiore del Cielo (Arturo Vittori – Andreas Vogler) 2009 – 2014
- Gloria (Raffaele Ascenzi) 2015 – 2020